Il Sole 24 Ore - 18 gennaio 2015
a cura di Paolo Febbraro
Gli autori
Sergej Gandlevskij è nato a Mosca nel 1952. Il padre è un intellettuale ebreo, la madre un’impiegata di religione ortodossa, proveniente dalla Siberia. Entrambi sono antisovietici. Comincia a scrivere versi a diciotto anni e si laurea in Letteratura russa. Pubblica soltanto su riviste dell’emigrazione e solo dalla fine degli anni ’80 nella madrepatria. Negli ultimi vent’anni si afferma come uno dei maggiori poeti russi, proponendo diversi volumi fra raccolte di poesie, romanzi e saggi, e la prosa autobiografica Passato e pensieri (2012). Lavora alla radio ed è responsabile del settore critico della prestigiosa rivista russa «La letteratura straniera». Il saggio L’utilità della poesia è stato tradotto, insieme ad altri versi, da Annelisa Alleva nell’antologia Poeti russi oggi (Scheiwiller 2008).
Claudia Scandura, allieva del grande A.M. Ripellino, insegna Lingua e Letteratura russa alla “Sapienza” di Roma. Dal 2000 collabora con la Fondazione Brodsky di New York. Autrice di numerosi saggi, ha curato e tradotto in italiano opere di vari autori russi contemporanei.
Nota di lettura
Questa poesia è perfettamente russa: l’autoironia per la cechoviana e luminosa banalità della propria esistenza; la finzione di prendere sul serio l’oppressiva burocrazia prima zarista, poi sovietica e poi semplicemente eterna; l’addio alla donna amata, la promessa di ricordarsi in un aldilà visto come «collettivizzazione del non essere», un frustrante ritorno al comunismo dei senza nome. Il destino individuale, la memoria privatissima e l’oro dell’intimità erotica vorrebbero conservarsi, nascosti e irripetibili, ma vanno dichiarati «per esigenze di servizio» alla dogana dell’ultimo espatrio e molto probabilmente gli inflessibili ufficiali di frontiera ci perquisiranno a fondo, sbiancheranno i dossier più gelosamente ricopiati. Forse «è il caso di salutarci in anticipo», dice il poeta. Coltissima e domestica, popolosa di figure quotidiane e raffinata, la poesia di Gandlevskij ha diversi di questi momenti di grazia, in cui le strettoie della Storia si rivelano il migliore punto di osservazione per lo sconfinato paesaggio che scorre fermissimo di lato.