Walt Whitman nacque nel 1819 a Long Island – Paumanok, l’“isola a forma di pesce”, col nome indiano che Whitman prediligeva – secondo figlio di un carpentiere. Concluse l’iter scolastico all’età di undici anni, quando fu assunto come apprendista presso un tipografo. Per altri venti anni fece lavori diversi nelle città di Brooklyn e New York, pubblicando su riviste poesie e racconti scialbi, che in niente lasciano presagire la futura grandezza. Nel 1848 fu a New Orleans, il solo viaggio verso quella che era allora la frontiera.

Nel 1955, pubblicò a sue spese – sul frontespizio una foto-ritratto invece del nome – dodici lunghe poesie, col titolo Foglie d’erba. Il libro fu ricevuto con imbarazzato silenzio, ma R. W. Emerson, l’autore americano più prestigioso, gli scrisse una lettera d’elogio. L’anno successivo uscì la seconda edizione, accompagnata dal giudizio di Emerson, con diciannove nuove poesie. Durante la Guerra Civile, fu infermiere negli ospedali militari di Washinton D.C., conciliando così due passioni apparentemente discordanti: l’impegno etico e l’amore per giovani corpi maschili. Le poesie nate da questa esperienza, Rulli di tamburi, furono poi, incorporate in Foglie d’erba, come era stato già il caso di altre precedenti raccolte. La sua persona e la sua poesia destarono opposti giudizi: perse l’impiego al Ministero degli Interni, quando fu riconosciuto come l’autore di quel libro “volgare”, ma fu apprezzato dai contemporanei Swinburne e Tennyson; Oscar Wilde volle conoscerlo. Foglie d’erba è il libro della sua vita: conobbe continue aggiunte e rifacimenti, fino alla nona e ultima edizione, l’unica autorizzata dal poeta sul letto di morte, avvenuta a Camden, New Jersey nel 1892.

Con musica tonante